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il sapore del legno


di Membro VIP di Annunci69.it Menusier
18.11.2024    |    7.709    |    10 9.4
"Matteo si accorse che non si trattava più di un impulso fisico, ma di qualcosa che li aveva spinti l’uno verso l’altro, qualcosa che riguardava più la..."
Matteo era abituato a lavorare con le mani. Trenta anni, falegname da sempre, trovava la sua tranquillità tra i profumi della segatura e il ritmo della pialla. Quel giorno, però, sarebbe stato diverso.
Il lavoro l’aveva portato a casa di Laura, una donna di quarantacinque anni con un sorriso raffinato e un’eleganza che sembrava fatta apposta per mettere chiunque a disagio. Suo marito, Marco, lo aveva contattato per costruire una libreria su misura per lo studio di lei. “Sarà una sorpresa,” aveva detto, ma era stato chiaro che Laura avrebbe dovuto supervisionare ogni dettaglio.
Quando Matteo arrivò, fu lei ad aprire la porta. Indossava un tailleur sobrio, ma la camicetta leggermente sbottonata e i tacchi alti le conferivano un’aria sofisticata.
“Matteo, vero?” chiese lei, accennando un sorriso. “Grazie di essere venuto così velocemente. Marco mi ha parlato del tuo talento.”
Matteo annuì, cercando di non fissarla troppo a lungo. “Piacere mio, signora. Sarò discreto.”
“Chiamami Laura,” rispose, con una voce più bassa, quasi confidenziale.
Mentre discutevano del progetto, Laura lo osservava con attenzione, inclinando leggermente la testa ogni volta che lui si chinava sui suoi strumenti per prendere misure o segnare linee sul legno. Era raro per lei trovare qualcuno che sembrasse così dedito, così profondamente connesso al proprio lavoro.
“Posso offrirti qualcosa da bere?” chiese a un certo punto, interrompendo il silenzio che si era creato.
“Un bicchiere d’acqua va benissimo, grazie,” rispose lui, alzandosi e incrociando per un attimo il suo sguardo.
Il contatto visivo durò più a lungo di quanto entrambi si aspettassero. Laura si voltò rapidamente, quasi con un accenno di rossore. Tornò con l’acqua e, senza pensarci troppo, si sedette sul bordo della scrivania, proprio accanto a lui.
“Deve essere bello lavorare con qualcosa di vivo come il legno,” disse, fissandolo. “Tutto sembra così… personale.”
“Lo è,” rispose Matteo, notando come le sue dita giocherellavano con il bordo del bicchiere. “Ogni pezzo ha una storia, come le persone. Devi ascoltarlo per capire cosa vuole diventare.”
Laura sorrise, affascinata da quel lato poetico che non si aspettava. “E tu riesci a capirle, queste storie?”
Matteo si avvicinò di pochi passi, sentendo crescere un’energia strana, elettrica. “A volte sì. Dipende da quanto riescono a fidarsi.”
Laura rimase in silenzio per un momento, il cuore che batteva più forte. Non sapeva se fosse l’intensità del momento o la noia della routine, ma si sentiva viva come non le accadeva da tempo.
Laura si alzò lentamente dalla scrivania, lasciando il bicchiere sul bordo, e si avvicinò al tavolo dove Matteo aveva appoggiato i suoi attrezzi. Guardava le mani di lui muoversi con precisione, la forza e la delicatezza con cui maneggiava ogni pezzo di legno.
“Non capita spesso di vedere qualcuno così…” si interruppe, cercando le parole giuste, “così immerso in quello che fa.”
Matteo alzò lo sguardo verso di lei. C’era qualcosa nel tono della sua voce che lo fece raddrizzare. Si rese conto che Laura non era lì solo per parlare della libreria. C’era un sottotesto nei suoi occhi, un invito implicito che stava iniziando a riconoscere.
“Mi piace fare le cose bene,” disse lui, con un mezzo sorriso.
Laura annuì, fissandolo. “E sei bravo. Marco non esagera mai nei complimenti, ma questa volta… aveva ragione.”
La menzione del marito fece calare per un istante un velo di tensione. Ma Laura, quasi a voler spazzare via quell’ombra, si avvicinò di un altro passo. Ora era a pochi centimetri da Matteo, abbastanza vicina da sentire l’odore del legno mescolarsi con quello della sua pelle, leggermente sudata per il lavoro.
“Tu che costruisci con le mani, Matteo…” mormorò, sfiorando il bordo di uno degli attrezzi sul tavolo. “Hai mai pensato che certe cose non si possono progettare? Che certi momenti succedono e basta?”
Matteo restò in silenzio, il cuore che batteva forte. Sentiva il respiro di Laura farsi più lento, quasi studiato. Cercava una risposta, ma le parole gli si fermarono in gola.
Fu Laura a rompere l’attesa. Posò una mano sul tavolo accanto alla sua, sfiorandolo appena, un tocco leggero ma carico di intenzione. Matteo sentì un brivido attraversargli il corpo. La guardò, cercando di capire fino a che punto fosse pronta a spingersi.
“Non preoccuparti di Marco,” sussurrò lei, quasi leggendo i suoi pensieri. “Lui… capisce più di quanto immagini.”
Quelle parole lo lasciarono spiazzato. Matteo avrebbe voluto chiedere cosa intendesse, ma l’intensità dello sguardo di Laura gli tolse ogni dubbio. Lei voleva che succedesse.
“Laura…” provò a dire, ma la voce gli tremò.
Lei lo interruppe, posandogli un dito sulle labbra. “Non serve parlare.”
Poi si avvicinò ancora, fino a sfiorare le sue labbra con le sue. Fu un bacio leggero, come una domanda a cui Matteo rispose afferrandola delicatamente per i fianchi, tirandola verso di sé.
La libreria, il lavoro, tutto scomparve. Rimasero solo loro due, in quella stanza calda e silenziosa. Le mani di Matteo, abituate a modellare il legno, iniziarono a esplorare con la stessa delicatezza e precisione il corpo di Laura, mentre lei lo guidava con una sicurezza che lo lasciava senza fiato.
I minuti si trasformarono in un crescendo di emozioni, i respiri diventavano sempre più profondi, intrecciati. Laura lo condusse lentamente verso il divano nell’altra stanza, il passo sicuro ma carico di desiderio.
“Qui,” mormorò, facendolo sedere e posizionandosi sopra di lui, lasciandosi andare completamente.
Matteo si ritrovò sommerso da una cascata di emozioni che non sapeva nemmeno di poter provare. Laura era un vortice di sicurezza, esperienza e desiderio, e lui non poteva fare a meno di lasciarsi trascinare. Le sue mani continuavano a esplorare il corpo di lei, trovando punti che la facevano fremere.
Laura lo guardava negli occhi mentre si muoveva lentamente, lasciando che ogni istante fosse carico di tensione. Matteo non riusciva a pensare a nient’altro; il mondo sembrava essersi fermato attorno a loro.
“Ti piace?” sussurrò lei, con un sorriso malizioso che lo fece arrossire.
“Sei incredibile,” riuscì a dire, cercando di riprendere fiato.
Laura sorrise, soddisfatta della sua reazione. Si chinò per baciarlo di nuovo, ma questa volta il bacio era più profondo, più intenso. Matteo sentì un’ondata di calore attraversarlo, e senza nemmeno accorgersene la tirò più vicina, affondando le mani nei suoi capelli e perdendosi completamente in quel momento.
Poi la porta della stanza si aprì.
Matteo si irrigidì all’istante, il cuore che gli martellava nel petto. Laura, invece, non fece una piega. Si girò lentamente, ancora seduta su di lui, e sorrise.
Marco era lì, appoggiato allo stipite della porta, con un’espressione calma e quasi divertita.
“Ti avevo detto che sarebbe piaciuto anche a lui,” disse Laura, con un tono che sembrava naturale, come se quella scena fosse già successa mille volte.
Matteo rimase senza parole, incapace di capire cosa stesse succedendo. Marco si avvicinò lentamente, prendendo una sedia e sedendosi a pochi metri da loro.
“Non preoccuparti, Matteo,” disse l’uomo con un sorriso rassicurante. “So tutto. E sono qui solo per… osservare.”
Matteo guardò Laura, cercando risposte nei suoi occhi. Lei gli accarezzò il viso con dolcezza.
“È tutto sotto controllo,” mormorò. “Fidati di me.”
Le sue parole, combinate con la calma disarmante di Marco, sciolsero la tensione in un modo che Matteo non si aspettava. Non era certo di come fosse finito in quella situazione, ma non riusciva a negare quanto fosse intrigante, eccitante.
Matteo si rilassò lentamente, lasciando che la mano di Laura sul suo viso lo rassicurasse. Il senso di sorpresa che lo aveva travolto stava svanendo, sostituito da una strana curiosità. C’erano tensioni nell’aria, certo, ma c’era anche un senso di controllo, come se Laura sapesse esattamente cosa stava facendo.
Marco li osservava con un’espressione serena, come se volesse concedere spazio a ciò che stava accadendo. Matteo non sapeva come sentirsi al riguardo. Una parte di lui era tentata di alzarsi e lasciare tutto, ma un’altra, più profonda, era incantata dalla strana dinamica tra marito e moglie.
Laura si spostò leggermente, fissandolo negli occhi con un’intensità che gli tolse il fiato. “Non pensare troppo,” gli sussurrò. “A volte, alcune cose semplicemente… accadono.”
Matteo annuì appena, incapace di rispondere con parole. Si lasciò guidare, accettando quella situazione per quello che era, senza analizzarla troppo. Laura lo baciò di nuovo, ma questa volta con più delicatezza, come se volesse calmare ogni dubbio residuo.
Marco parlò per la prima volta dopo un lungo silenzio. “Matteo, ho scelto te non solo per il tuo talento con il legno, ma perché sei diverso. Laura aveva bisogno di qualcuno che la facesse sentire viva, e io… beh, io lo capisco.”
Quelle parole lo colpirono. Matteo non aveva mai incontrato una coppia come loro, e non era sicuro di capire tutto quello che stava succedendo, ma percepiva una strana autenticità nel loro modo di essere. Non c’erano bugie, niente di nascosto. Tutto era, sorprendentemente, trasparente.
Laura si alzò, prendendo Matteo per mano. “Vieni,” disse dolcemente, conducendolo verso una stanza più appartata. Marco non li seguì, rimanendo dove si trovava, tranquillo.
Una volta soli, Matteo sentì di nuovo quella tensione tra di loro, ma questa volta era diversa. Non era più solo attrazione fisica; c’era qualcosa di più profondo, un senso di connessione che non si aspettava.
“Non voglio che tu pensi a questo come a un gioco,” disse Laura, accarezzandogli il viso. “È più di così. È un momento, e voglio viverlo con te.”
Le sue parole lo colpirono. Forse, per la prima volta in molto tempo, Matteo sentiva di essere visto per quello che era, non solo come un artigiano o un uomo, ma come una persona.
Laura si fermò davanti alla finestra, osservando il paesaggio fuori. La luce soffusa del tramonto filtrava attraverso il vetro, creando riflessi dorati sui suoi capelli. Matteo la guardava da lontano, sentendo il peso delle sue parole e delle emozioni che stavano affiorando tra loro.
La stanza era silenziosa, eppure vibrava di una certa intensità. Non era solo attrazione, come aveva inizialmente pensato. C’era qualcosa di più profondo, qualcosa che non riusciva a definire. Un senso di complicità, ma anche di solitudine. Laura, con la sua calma e la sua sicurezza, sembrava essere un enigma che Matteo voleva decifrare.
“Mi fai sentire viva,” disse Laura senza voltarsi. La sua voce era calda, quasi fragile. “E a volte, è difficile sentire di nuovo quella connessione. La vita, il lavoro, tutto… ci distoglie.”
Matteo si avvicinò lentamente, sentendo il peso delle sue parole. C’era una tristezza in quel tono che non aveva notato prima. Era come se Laura, pur essendo una donna forte e sicura, portasse con sé un peso invisibile.
“Non è facile, lo so,” rispose lui, con una voce più bassa del solito. “Tutti noi cerchiamo qualcosa di vero, qualcosa che ci faccia sentire… vivi.”
Lei si girò a guardarlo, e per un momento, i loro occhi si incrociarono. C’era una sincerità nel suo sguardo che Matteo non si aspettava. Non erano più solo due corpi attratti l’uno dall’altro, ma due persone che stavano cercando di capire qualcosa di più grande, qualcosa che trascendeva il momento fisico.
“E tu cosa cerchi, Matteo?” chiese Laura, il suo tono curioso ma delicato.
La domanda lo fece riflettere. Matteo aveva sempre lavorato duramente, concentrandosi sul suo mestiere, cercando di costruire qualcosa di solido, di concreto. Ma in quel momento, davanti a Laura, si rese conto che c’era un vuoto dentro di lui che non aveva mai davvero esplorato.
“Cerco… cerco qualcosa che mi faccia sentire che non sto solo eseguendo compiti, ma che sto davvero vivendo,” rispose, le parole che uscivano senza premeditazione.
Laura annuì, comprendendo. “A volte, le cose non sono come ci aspettiamo. Le connessioni non arrivano sempre nei momenti giusti, ma quando succedono… ci cambiano.”
Il silenzio si fece più profondo. Matteo sentiva una certa vulnerabilità nell’aria, come se entrambi stessero affrontando una verità che non avrebbero mai voluto ammettere prima. Ma, in qualche modo, quel momento era diventato un’opportunità. Non solo per entrambi, ma anche per loro stessi.
“Non so dove ci porterà questo, Laura,” disse Matteo con calma. “Ma sono grato di averlo vissuto. Ti ho visto come una persona vera, non solo una contabile o una moglie. E penso che sia quello che cercavo.”
Lei lo guardò, un sorriso sottile si dipinse sulle sue labbra. “Anche io,” rispose. “A volte, siamo troppo presi dai ruoli che ci sono stati assegnati. Ma quando ci permettiamo di essere qualcosa di più, qualcosa di… reale, allora possiamo veramente essere noi stessi.”
La sera era calata silenziosa, e la luce soffusa delle candele creava ombre morbide sulle pareti. Matteo e Laura si trovavano di nuovo vicini, ma questa volta l’atmosfera era diversa, più tranquilla e piena di una calma che aveva sostituito l’intensità di prima.
Matteo si accorse che non si trattava più di un impulso fisico, ma di qualcosa che li aveva spinti l’uno verso l’altro, qualcosa che riguardava più la comprensione reciproca che il desiderio immediato. Laura lo guardò, i suoi occhi pieni di una consapevolezza che Matteo sentiva riflessa anche nei suoi.
"Non è stato un errore, vero?" chiese Laura con un sorriso dolce, cercando negli occhi di Matteo una risposta sincera.
Matteo prese un respiro profondo, sentendo quella domanda più come una riflessione che come una semplice curiosità. "No, non lo è stato," rispose, le parole pesanti ma vere. "Forse per la prima volta, mi sento di essere in un posto giusto. Non solo con te, ma con me stesso."
Laura si avvicinò, le mani che sfioravano quelle di Matteo. "Siamo sempre in bilico tra il bisogno di vivere e il desiderio di capire cosa significa vivere veramente. Oggi ci siamo semplicemente permessi di essere noi stessi, senza maschere."
"È vero," rispose Matteo. "A volte non dobbiamo nascondere quello che siamo. Le connessioni più vere accadono quando ci mostriamo senza paura."
Il loro legame, per quanto singolare e inaspettato, era stato un passo verso qualcosa di più profondo: un’apertura mentale e emotiva che aveva permesso a entrambi di esplorare nuovi aspetti di sé. Non c'era più bisogno di parole. Solo la consapevolezza che, per quel momento, avevano scelto di essere sinceri l'uno con l'altro, accettando le complessità e le imperfezioni.
E così, mentre il silenzio tra di loro cresceva più profondo, i loro corpi si avvicinarono in un abbraccio che parlava di affetto e di comprensione reciproca. Non c’era più una spinta verso qualcosa di fisico, ma una volontà di condividere un'esperienza di intimità emotiva, un passo che, in qualche modo, li aveva fatti sentire completi.
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